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Abarth

Autobianchi A112 I° serie

Dal 1971 al 1973

L'Autobianchi A112 Abarth è una utilitaria sportiva prodotta dalla Autobianchi in sette serie successive, dal 1971 al 1985.
Con il successo dell'Autobianchi A112 il gruppo Fiat aveva assestato un duro colpo alla supremazia della Innocenti Mini nel ricco segmento di mercato delle piccole automobili di lusso destinate ai giovani ed all'utenza femminile. In particolare quest'ultima aveva apprezzato il nuovo modello Autobianchi per la facilità di guida, l'eleganza delle finiture e la versatilità d'uso, anche determinata dal portellone posteriore.
Dopo aver verificato l'impossibilità di proporre un nuovo modello in tempi brevi, la Innocenti corse immediatamente ai ripari presentando il modello "Mini Cooper MK3", che si rivolgeva ad una clientela prettamente maschile, disposta a sopportare un rilevante aumento di spesa pur di sfoggiare una prestigiosa immagine sportiva.
L'idea per fronteggiare la "Mini Cooper" venne dall'opera di Carlo Abarth che, in occasione del "Saloncino dell'auto sportiva" del 1970, aveva realizzato un prototipo su base "A112", con potenza di 107 CV e distribuzione a testa radiale, espressamente pensato per le corse, ottenendo il corale consenso della stampa specializzata. Ultima realizzazione autonoma di Carlo Abarth, il prototipo era il tentativo di convincere la FIAT a fornire le basi meccaniche per realizzare, in piccola serie, autovetture destinate ai piloti privati, risollevando economicamente il glorioso marchio dello scorpione. Così non fu. Il colosso torinese scartò subito l'ipotesi di mettere in cantiere una costosa automobile da corsa, ma le soluzioni di Carlo Abarth vennero accolte per realizzare la versione sportiva della "A112", con la quale contrastare il successo della "Mini Cooper". Due prototipi di costruzione FIAT, uno con 63 CV a testata convenzionale e l'altro di 74 CV a testata radiale, svolsero i primi test su strada nel gennaio 1971, proprio mentre la FIAT stava concludendo la trattativa per l'acquisizione della Abarth.
Presentata al Salone dell'automobile di Torino, nell'ottobre 1971, la "A112 Abarth" ebbe un immediato riscontro di pubblico, mietendo una sostanziosa quantità di ordinativi, nonostante l'elevato prezzo di ₤ 1.325.000, di poco inferiore a quello della Innocenti Mini Cooper MK3 (₤ 1.365.000), ma superiore a vetture sportive di maggior cilindrata e dimensioni, come le datate NSU 1200 TT (₤ 1.215.000) e Ford Escort Sport (₤ 1.185.000) o come le coeve e modernissime Fiat 128 Coupé (₤ 1.300.000) e 128 Rally (₤ 1.220.000).
Oltre alla vistosa livrea rosso corsa, contrastata dal nero opaco del cofano e delle fasce sottoporta, la differenza più importante con la normale "A112" era rappresentata dal motore abbondantemente rivisto da Carlo Abarth che, dopo aver concluso la cessione della propria azienda alla FIAT, era stato ingaggiato quale consulente.
La "cura Abarth" per lo sviluppo del già brillante propulsore di 903 cm³ fu piuttosto pesante, comportando l'aumento di cilindrata a 982 cm³ mediante l'allungamento della corsa, l'inserimento di un nuovo albero motore in acciaio nitrurato, l'innalzamento del rapporto di compressione a 10:1 mediante l'adozione di pistoni stampati con segmenti cromati, la riprogettazione dell'albero a camme e delle sedi delle valvole, la modifica all'impianto di scarico e l'adozione di un carburatore doppio corpo. Anche l'impianto frenante subì modifiche sostanziali con la maggiorazione delle pinze sui dischi anteriori e l'adozione del servofreno. La potenza del motore, che già nella fase prototipale aveva superato abbondantemente i 60 CV, venne limitata a 58 CV per raggiungere i previsti livelli di elasticità e robustezza.
Invariata rimase la scocca, ma con interni ben diversi, curati in maniera artigianale e dotati di strumentazione completa, sedili anatomici con appoggiatesta e volante a tre razze con corona in pelle.
Le modifiche migliorarono notevolmente le prestazioni, rispetto alla normale "A112", con risultati prevedibili ed altri quasi inspiegabili. A fronte del corposo incremento delle doti di velocità ed accelerazione, si dovette registrare un lieve aumento degli spazi di frenata, a dispetto dell'impianto potenziato, oltre ad una sorprendente diminuzione (-15%) del consumo di carburante che fece quasi gridare al miracolo. Per i primissimi esemplari costruiti è da segnalare lo sporadico surriscaldamento del lubrificante motore, nonostante l'accorgimento della coppa olio in alluminio, presto risolto con l'adozione, nel gennaio 1972, di un piccolo radiatore per l'olio.
Nata senza rilevanti difetti di gioventù, la "A112 Abarth" ottenne un immediato successo di vendite, destinato a perdurare per quasi tre lustri: un caso molto raro tra le auto sportive derivate dalla grande serie.
Inizialmente venne offerta nell'unica colorazione rosso/nero e, a partire dal 1972, vennero aggiunte anche le verniciature monocromatiche visone e salmone, mantenendo invariate le sellerie nere in finta pelle. Della prima serie furono prodotti 4.641 esemplari.

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